Close

Vosne Romanée Cros Parantoux 1993 75cl

AOC Premier Cru | Côte de Nuits | Borgogna | Francia
Esaurito
Punteggi dei critici
98 Robert Parker
The 1993 Vosne-Romanée 1er Cru Cros Parantoux from Henri Jayer is one of those dreamlike wines you only encounter once in a while. There is a magnificent intensity to this Pinot Noir that possesses such transparency and delineation, you do not know what to do with yourself except smile. So perfumed! Mulberry dallies with red berries, a faint scent of black truffle and iris. The palate is smooth and sensual. Before I knew its identity, I suggested it might be from Lalou Bize-Leroy. Silky to the touch, the texture is so supple that it belies that structure underneath. Then the wave of minerals wash over you on the long finish, a coda of tart red cherries lingering in the mouth. Even God did not anticipate such Pinot Noir when he invented the variety. Tasted January 2016.
Produttore
Henri Jayer
Non c’è forse nessun altro coltivatore che abbia raggiunto lo status di Henri Jayer tra i collezionisti della Borgogna. Nato nel 1922, nonostante il suo aspetto “paysan” e le origini contadine, fu uno dei primi produttori di vino a frequentare la scuola di enologia (a Digione). Tale formazione lo condusse a introdurre notevoli cambiamenti nella coltivazione dei vigneti in Borgogna e nella produzione dei vini. In primo luogo, egli si oppose all’ampio uso di trattamenti chimici per le viti (pratica comune all’epoca) e sostenne l’aratura per controllare le erbe infestanti. Credeva inoltre nei bassi rendimenti e si rifiutava di filtrare i suoi vini poiché voleva che tutti i loro aromi naturali rimanessero intatti. E’ poi ritenuto l'inventore della macerazione a freddo delle uve prima della fermentazione (mantenendo le uve pigiate intatte con il loro succo a una temperatura più fredda prima della fermentazione), tecnica che consente a un maggiore numero di acini di venire in superficie e spesso di ottenere colori più intensi. Alcuni scettici, tuttavia, sostengono che questo è un fenomeno naturale sempre verificatosi in Borgogna in occasione dei raccolti più freschi e che quindi non è stato inventato da Henri Jayer. Ancora, evitava l’uso dei grappoli interi nella vinificazione poiché affermava che i raspi non avevano un buon sapore (nonostante aziende famose come Romanée-Conti li avessero sempre usati producendo vini leggendari). Tuttavia, il suo maggior contributo si può forse considerare il Vosne-Romanée Crox Parantoux, una vigna in posizione elevata sulla collina di Richebourg. All’epoca in cui iniziò a produrre vino, si trattava di un vigneto che aveva una scarsa reputazione e che era considerato troppo faticoso da lavorare e tale da non valerne la pena poiché il terreno era sottile e povero (appena sotto la sua superficie si trova infatti una grande roccia monolitica). Henri Jayer si rese conto dell’enorme potenziale e, in collaborazione con Madame Noirot-Camuzet, la proprietaria dell’epoca, iniziò a prendersi cura dei suoi vigneti in cambio di alcune uve. Successivamente, fu in grado di acquistare alcuni appezzamenti e produsse il suo vino più famoso, più costoso di molti grand cru. Tuttoggi, Méo Camuzet possiede ancora 0,3 ettari. Quando andò in pensione nel 1995, Henri Jayer lasciò i suoi vigneti al nipote Emmanuel Rouget che ha continuato a produrne i vini (benché la sua ultima annata di Richebourg sia stata il 1987). Anche se Emmanuel “ufficialmente” produceva sia i propri vini che quelli di Henri Jayer, quest'ultimo continuò a produrre piccole quantità di Cros Parantoux fino al 2001, la sua ultima annata, e aiutò a vinificare metà della produzione di Rouget fino al 2002. Henri Jayer morì nel 2006, lasciando un’eredità che continua a essere venerata.